Costruire rapporti sani è tra le capacità più importanti e più difficili della vita.
di Erica Pugliese
disegni di Elena Bilotta
Per lungo tempo abbiamo pensato alle relazioni come a un argomento frivolo, quando invece la capacità di costruire rapporti sani è tra le più importanti e più difficili della vita. Identificare i segnali di una relazione tossica, infatti, non ci aiuta soltanto a non cadere nel pantano dell’amore patologico, ma anche a gestire meglio le relazioni in generale. Se amare è un istinto, imparare ad amare meglio è un’abilità che tutti possiamo sviluppare e affinare con il tempo. Circa una persona su tre subisce una qualche forma di violenza durante il corso della sua vita. Si parla anche di un ampio sommerso e quindi di persone che non riescono a trovare la forza di rompere il silenzio e si rinchiudono mute nel dolore pensando, probabilmente, di meritarselo in parte. Per violenza, si intende abusi fisici, ma anche verbali, psicologici, emotivi. Oggi si è consapevoli di come queste forme di violenza siano molto più frequenti di quanto dichiarato e del tutto trasversali alle diverse condizioni socio-economiche e al genere.Lavoro da anni con vittime di violenza di genere o con una sintomatologia ascrivibile alla dipendenza affettiva patologica. Questa condizione può essere definita come “un fenomeno relazionale nel quale un individuo sembra avere un legame apparentemente irrinunciabile con un partner problematico”. Questo legame si caratterizza per la presenza, nel tempo, di abusi, violenza o manipolazioni perpetrati da uno o da entrambi i partner ed è, per almeno uno dei due, fonte di sofferenza: chi soffre crede di non essere in grado di porre termine alla relazione o di tollerare che sia l’altro a decidere di separarsi. Nei loro racconti, le vittime di violenza spesso si mostrano consapevoli di essere in una relazione non sana o malata, eppure non la interrompono. Molte di loro si chiedono: “E se mi sbagliassi?”, “Se stessi pretendendo troppo?”; o ancora: “Se facessi questo o quello la situazione potrebbe migliorare?”.Le vittime di violenza non riconoscono di essere veramente in pericolo.Accade che le azioni del maltrattante non vengano riconosciute come segnali di pericolo imminente ma sono continuamente giustificate dal “troppo amore”,espressione fin troppo abusata nei titoli dei giornali, o da fattori quasi sempre esterni alla coppia come l’alcol, un problema al lavoro, in famiglia, ecc. Alla luce dei dati sulla violenza nelle relazioni intime, sembra allora lecito domandarsi: se le vittime o le persone a loro vicine fossero state in grado di riconoscere immediatamente i segni di una relazione tossica prima ancora che diventasse violenta, sarebbe stato possibile, almeno in parte, evitare gesti estremi come il femminicidio o l’omicidio-suicidio?La nostra missione oggi, come clinici, è assicurarci che le persone ricevano informazioni adeguate, quelle che le vittime di femminicidio o per sempre deturpate dall’acido e le loro famiglie forse non hanno mai avuto. L’obiettivo è prevenire, salvare vite, perché fin troppe sono andate perdute quando forse qualcosa ancora poteva essere fatto.Per poter raggiungere questo obiettivo è importante individuare i segnali di una relazione tossica. La dottoressa Elena Bilotta illustra sotto forma di disegni i cinque segnali di un rapporto non sano, di seguito riportati.
1. Intensità Le relazioni violente o abusive non lo sono dall’inizio. Nessuna vittima di violenza racconta di schiaffi, calci o umiliazioni nel primissimo periodo.Riferiscono della gioia e del desiderio tipico della fase d’innamoramento.Pensano di essere fortunate, di aver trovato il loro principe o la loro principessa. Nel tempo, però, qualcosa cambia. Si passa dall’eccitazione, alsentirsi soffocati o sopraffatti, dalle rose alle spine: l’altro/a incomincia, per esempio, a marcarvi stretto, a presentarsi attraverso messaggi o telefonate insistenti, divenendo impaziente quando non potete rispondere, anche se sa bene che siete occupati a lavoro.Non importa, dunque, come la relazione comincia ma come evolve.Risulta fondamentale chiedervi: sono a mio agio con il tipo d’intimità richiesta dalla relazione? Penso di avere il mio spazio? Ho la libertà di esprimere i miei bisogni? Le mie richieste sono rispettate? Se la risposta a una o più domande è no, questo non è amore.
2. L’isolamento L’isolamento è spesso uno dei segnali più ignorati perché ogni relazione inizia con un forte desiderio di trascorrere del tempo con l’altro, di voler condividere quanti più momenti possibili e può capitare di non accorgersi che qualcosa a un certo punto non va. L’isolamento occorre quando il vostro ragazzo o la vostra ragazza inizia ad allontanarvi dalla famiglia o dagli amici e a legarvi sempre di più. Potrebbe per esempio dirvi: “Ma che esci a fare con quegli sfigati dei tuoi amici?” o “Non ti accorgi che la tua amica è invidiosa e sta facendo di tutto per farci lasciare?”. L’isolamento viene nutrito dal seme del dubbio lanciato su qualsiasi persona a voi vicina che frequentavate prima della relazione e che in qualche modo viene considerata un ostacolo alla fusione amorosa. L’amore sano prevede l’indipendenza, due persone che adorano passare insieme del tempo, ma che restano in contatto con i propri amici e cari e con le attività che svolgevano anche prima. Anche se all’inizio passavate molti momenti insieme, con il tempo sarà fondamentale mantenere i propri spazi, per esempio programmando serate con gli amici e incoraggiando il vostro partner a fare lo stesso.
3. Gelosia cieca Quando finisce la fase di “luna di miele”, può iniziare a insinuarsi la gelosia cieca. Il partner potrebbe diventare più esigente, pretendendo di sapere sempre dove siete e con chi, e potrebbe iniziare a seguirvi ovunque nella vita reale o online, chiedervi insistentemente di approfondire con dettagli la relazione con i vostri ex, per poi spesso arrabbiarsi o rimanere deluso o diffidente. La gelosia cieca comporta ossessività e sospetto, frequenti accuse di sospetto, di tradire o flirtare con altre persone e il rifiuto di ascoltarvi quando le rassicurate sul fatto che amate solo loro. La gelosia è un’emozione che fa parte di ogni relazione umana, ma quella patologica è diversa: contiene minacce, rabbia e disperazione. L’amore non dovrebbe farci sentire in questo modo.
4. Denigrare Nelle relazioni tossiche, le parole possono essere armi. I dialoghi spensierati e dolci fanno posto a conversazioni meschine e umilianti. Il partner incomincia a prendervi in giro alcune vostre vulnerabilità ferendovi, racconta storie o fa battute su di voi. Quando dite di sentirvi feriti, non vi ascolta o riferisce che state esagerando: “perché sei cosi sensibile?”, “che problema hai?”, “non rompere!”. Quelle parole vi tappano la bocca. Il vostro partner dovrebbe, invece, sostenervi e le sue essere parole di comprensione e incoraggiamento e non sminuirvi. Dovrebbe mantenere il segreto, essere leale, proteggervi e non farvi sentire meno sicure/i.
5. L’instabilità Frequenti rotture e riappacificazioni con alti alti e bassi bassi sono tipici dei rapporti non sani. Se la tensione sale, aumenta anche l’instabilità. Diverse vittime di violenza raccontano di sentirsi come camminare sulle uova. Tremendi litigi seguiti da riconciliazioni strazianti, commenti carichi di odio, come “non vali niente” o “non so neanche che ci sto a fare con te”, sono seguiti da scuse e promesse che non accadrà più. Arrivati a questo punto, siete talmente tanto consumati dalle montagne russe, da non rendervi conto di quanto tossica e pericolosa sia la vostra relazione. Può essere difficile capire di essere in una relazione non sana che si sta trasformando in abuso, ma è possibile affermare che maggiori saranno i segnali che si presentano nel vostro rapporto, più siete a rischio di essere nella condizione sopra definita di dipendenza affettiva patologica, e quindi in una relazione dalla quale non riuscite a liberarvi, nonostante le conseguenze negative.
Se i segnali sopra descritti caratterizzano la vostra relazione e se doveste essere in pericolo, rompete il silenzio con qualcuno di fidato o rivolgeteviimmediatamente alle autorità competenti (forze dell’ordine, centri antiviolenza, avvocati, ospedale), in modo da elaborare insieme un piano per andarvene in maniera sicura.
È importante, infine, non dimenticare che avere una relazione sana è possibile:rispetto reciproco, gentilezza, supporto, ascolto, fiducia, amore, unione, comprensione sono gli ingredienti di un amore felice.Possiamo provare a rivolgerli a noi per primi e poi anche verso gli altri.
Per approfondimenti: Discorso di Katie Hood nella conferenza TED tenuta ad Aprile 2019:https://www.ted.com/talks/katie_hood_the_difference_between_healthy_and_un healthy_lovePugliese E., Saliani A.M., Mancini F. (2019). Un modello cognitivo delle dipendenze affettive patologiche. Psicobiettivo (1), 43-58.