di Elena Bilotta
I programmi basati sulla Mindfulness portano l’attenzione al proprio respiro per imparare a immergersi nel “qui e ora” e apprezzarne l’inestimabile valore
Capita a tutti di svolgere piccole azioni in automatico, senza registrarle. Succede spesso perché, per la maggior parte del tempo, la nostra mente è altrove, impegnata a programmare eventi futuri o aggrappata a riviverne di passati. Di per sé, questa tendenza può non essere problematica e riflettere la nostra naturale propensione a pianificare e ad apprendere dall’esperienza. Quando però l’attività mentale è intensa e i pensieri che affollano la mente sono ripetitivi e astratti (preceduti da “Perchè…?”), probabilmente ci troviamo di fronte a una forma di rimuginio o ruminazione, due importanti fattori implicati nello sviluppo e nel mantenimento di problematiche psicologiche. Quando si rimugina o si rumina eccessivamente, si viaggia costantemente avanti e indietro nel tempo, perdendo il contatto con il presente. Questo viaggio fra presente e passato è spesso frenetico, accelerato e fa vivere, per così dire, troppo velocemente.
Immergersi nel “qui e ora” tramite tutti i sensi può essere un buon esercizio per interrompere e, nel tempo, rendere meno invasive e invalidanti le attività di rimuginio e ruminazione. Questo principio è alla base della Mindfulness, una pratica meditativa di origine buddista introdotta in ambito clinico da Jon Kabat-Zinn, un medico statunitense che negli anni ’80 ha iniziato a utilizzarla per ridurre lo stress in pazienti con dolore cronico. In questi anni, i programmi basati sulla Mindfulness si sono moltiplicati e oggi sono volti alla cura di una vasta gamma di problematiche come ansia, depressione, disturbi alimentari, disturbi psicosomatici, disturbi del sonno, etc. I programmi basati sulla Mindfulness vengono costantemente sottoposti a verifiche empiriche che ne confermano l’efficacia nel ridurre lo stress, il rimuginio e la ruminazione, nel diminuire l’impulsività e nell’aumentare l’accettazione di stati emotivi problematici.
Ma in cosa consiste la Mindfulness? Nel portare l’attenzione al proprio respiro. Si invita la persona a osservare le sensazioni fisiche legate all’aria inspirata ed espirata. Cosa può esserci di più semplice di questo? In effetti, è semplice; ma non è affatto facile. Noi esseri umani non siamo abituati a rallentare, a restare fermi nel “non fare”, senza reagire ai pensieri che riempiono la nostra mente. Nella Mindfulness, ogni volta che ci si accorge che la mente sta vagando, si riporta con gentilezza l’attenzione al respiro, senza giudicarsi per essersi distratti. Attraverso una pratica costante si può sviluppare la capacità di osservare l’attività della mente senza esserne travolti. Si può imparare a rispondere alle emozioni senza reagire ad esse con atti impulsivi. Si può rallentare la velocità con la quale solitamente si è abituati a “viaggiare”. Si può imparare a vivere appieno il momento presente, apprezzandone l’inestimabile valore.
“Ti preoccupi troppo di ciò che era e di ciò che sarà… Ieri è storia, domani è un mistero, ma oggi è un dono. Per questo si chiama presente”, diceva il Maestro a Panda Po nel film Kung Fu Panda. Possiamo provare a ricordarlo tutti, momento per momento.
Foto di Giuseppe Fiumara @geronimo.stilton.1272
Per approfondire:
Gu, J., Strauss, C., Bond, R., & Cavanagh, K. (2015) – How do mindfulness-based cognitive therapy and mindfulness-based stress reduction improve mental health and wellbeing? A systematic review and meta-analysis of mediation studies. Clinical psychology review – Volume 37, Pages 1–12 – A.S. Bellack
Kabat-Zinn, J. (2014) – Mindfulness per principianti (A cura di Anna Lucarelli, Lorenzo Colucci, Franco Cucchio, Gherardo Amadei) – Mimesis Editore
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