di Elena Bilotta
Una pratica di mindfulness per rallentare pensieri e impulsività nei momenti difficili
Quando si soffre, si è portati a immaginare che dolore, rabbia, paura, tristezza non avranno mai fine e che non sarà possibile ritornare alla normalità fino a quando non si farà qualcosa affinché la “tempesta emotiva” passi. Ciò che accade in quei momenti di alta intensità emotiva è una completa “fusione” della persona con ciò che pensa e prova, e una maggiore tendenza ad agire impulsivamente. Si interpretano con più facilità i propri pensieri come fatti e, di conseguenza, si agisce esclusivamente sulla base di essi. Dopo che la tempesta emotiva passa, però, ci si accorge che quegli stessi pensieri appaiono meno travolgenti perché l’emozione si è attenuata. Ci si pente così di ciò che si è fatto trascinati dall’emozione, perché magari quell’azione ritenuta salvifica ha causato un ulteriore problema.
Facciamo un esempio: Michela si trova fuori città per un importante impegno di lavoro e sente molto la mancanza di suo marito Lorenzo. Per questo prova a contattarlo per telefono più volte durante la mattinata, ma lui non risponde. “Gli sarà successo qualcosa di grave…”, pensa, e inizia a provare una forte ansia che si trasforma in paura nel giro di pochi secondi, mano a mano che le sue chiamate continuano a non trovare risposta: “Non è possibile che non risponda… Sicuramente avrà avuto un incidente!”, pensa. “Se fossi a casa potrei aiutarlo in qualche modo… Invece da qui sono impotente!”. I pensieri nella testa di Michela si moltiplicano e sono tutti di natura catastrofica, il suo corpo risponde agitandosi e lei non è in grado di vedere che in realtà non vi sono dei fatti concreti dietro il suo rimuginio. Michela è dentro un circolo vizioso. A questo punto, sull’onda della tempesta emotiva nella quale si trova, prende il primo biglietto per tornare a casa, rinunciando al suo impegno di lavoro importante. “Devo tornare subito a casa per capire cosa è successo!”, pensa, e fugge senza dare spiegazioni a nessuno. Sul treno riceve una chiamata dal marito che, vivo e vegeto, le spiega di aver dimenticato il suo telefono a casa e di essere rientrato nella pausa pranzo per recuperarlo. A quel punto Michela prova sollievo e felicità all’idea che suo marito stia bene e non gli sia accaduto niente, ma si rende conto di aver agito d’impulso e di aver anche perso un’occasione lavorativa. Entra in uno stato di tristezza da fallimento e inefficacia. In questo stato farà rientro a casa.
Quello di cui Michela aveva bisogno in quel momento era riconoscere di essere dentro uno stato mentale problematico, dentro una tempesta emotiva, appunto, e fermarsi. Se si fosse fermata e avesse riconosciuto di provare ansia e paura e di star facendo dei pensieri catastrofici, forse avrebbe potuto riconoscere la preoccupazione che tipicamente la assale quando si allontana da casa e dagli affetti, e avrebbe potuto così rallentare la sequenza dei pensieri e l’impulsività. In quel momento, però, Michela pensava di non avere altra scelta se non quella di tornare immediatamente a casa.
Cosa avrebbe potuto fare Michela per non essere travolta dalle emozioni? Fermarsi e ritornare al respiro può aiutare a recuperare quello spazio “neutrale” di cui si ha bisogno per riconnettersi con la propria libertà di scegliere cosa fare e come farlo, anche quando si è nel mezzo di una tempesta emotiva.
Se ti capita di ritrovarti dentro una “tempesta emotiva”, puoi provare a rallentare la velocità con la quale la tua mente viaggia e il tuo corpo risponde, ritornando al respiro con una pratica di mindfulness. Chiudi gli occhi e osserva il tuo corpo: che sensazioni stai provando? Riconnettiti con il tuo respiro a livello della pancia. Osserva l’addome che si alza e si abbassa al passaggio dell’aria. Se il respiro non è tranquillo, non ti allarmare, è normale che non lo sia quando sei dentro una tempesta! Lentamente, cambierà. Osserva la tua mente: a cosa stai pensando? Ricorda che i pensieri non sono fatti e che nei momenti di maggiore intensità emotiva pensiamo che stiano per accadere proprio le cose che più temiamo. Osserva l’emozione del momento. Che cosa stai provando? Continua a respirare e immagina di essere dentro una casa: quando fuori c’è la tempesta tutte le finestre e le porte vengono chiuse per non farle sbattere col vento e per non far entrare la pioggia. Anche tu, quando sei dentro una tempesta fatta di emozioni, hai bisogno di chiudere porte e finestre e tornare al centro della tua casa, il tuo respiro. Ripeti questa semplice pratica senza agire, continua a rallentare e solo dopo che avrai rallentato, solo allora, scegli cosa fare. Potrai sperimentare come a volte scelta più saggia sia non fare nulla.