di Elena Bilotta
Il ruolo del disgusto nella eziopatogenesi dei disturbi sessuali secondo Peter de Jong*
Nel corso del suo intervento al recente Rome Workshop on Experimental Psychopathology, il prof. Peter de Jong ha fornito una lettura per così dire “disgusto-centrica” dello sviluppo delle disfunzioni sessuali. L’emozione di disgusto è considerata una risposta protettiva dell’organismo nei confronti di possibili elementi patogeni di contagio: è dunque focalizzata sulla relazione di contatto tra il corpo e l’ambiente esterno, con particolare attenzione a pelle e orifizi del corpo. La sensibilità al disgusto cresce all’aumentare della prossimità dell’elemento potenzialmente contaminante, allo stesso modo la sensibilità al contagio è differente nelle diverse aree del corpo, ove le zone genitali mostrano il potenziale di contagio più elevato, mentre i prodotti del corpo, quali sudore e liquido seminale, corrispondono ai più potenti evocatori di disgusto. L’emozione di disgusto è inoltre associata a comportamenti evitanti e a riflessi muscolari difensivi che potrebbero aiutare a difendere la persona a proteggersi dall’eventuale elemento contaminante. Questo meccanismo muscolare difensivo è particolarmente evidente nel vaginismo, una problematica sessuale presente nell’1% della popolazione femminile, che consiste nella persistente difficoltà nella penetrazione, o a una penetrazione, quando possibile, molto dolorosa (dispaurenia). Tradizionalmente queste problematiche sono associate a un vissuto fobico e quindi di paura, ma secondo de Jong potrebbero essere spiegate anche da una risposta difensiva indotta dal disgusto.
Ad avvalorare questa tesi, esistono dati correlazionali in letteratura che testimoniano un’alta percentuale di vulnerabilità al disgusto nella popolazione di donne che soffrono di vaginismo. Tuttavia i dati si basano principalmente su misure self report, senza una particolare attenzione alla specificità del disgusto nei confronti di stimoli di natura sessuale.
Negli esperimenti presentati da de Jong sono stati invece utilizzati strumenti per la valutazione di una forma di disgusto implicito misurato attraverso lo IAT (Implicit Association Task) nei confronti di stimoli di natura sessuale, in popolazioni di donne con vaginismo e dispaurenia, confrontandole con donne che non soffrivano di problematiche sessuali. Gli sperimentatori hanno inoltre misurato la reattività muscolare di queste donne in risposta alla visione di immagini di natura sessuale, immagini disgustose, immagini minacciose o immagini neutrali. I risultati supportano una possibile spiegazione eziologica dei disturbi sessuali sulla base del disgusto: le donne con vaginismo e dispaurenia mostrano una tendenza ad associare con più velocità l’emozione di disgusto al sesso. Le donne con vaginismo, inoltre, mostrano una più elevata reattività muscolare (espressione facciale più disgustata) di fronte alla visione di immagini o clip di natura sessuale. Questo tipo di risposta, in parte automatica e riflessa, in parte anche valutata dalle stesse donne attraverso misure self report, può naturalmente interferire con l’eccitazione sessuale, generando un processo di evitamento dello stimolo, considerato disgustoso. In alcuni casi, il disgusto delle donne con vaginismo (a differenza di donne con dispaurenia e popolazione non clinica) non è limitato alla visione di organi sessuali o loro prodotti (liquido seminale), ma anche a oggetti, come ad esempio asciugamani “contaminati” con prodotti sessuali del proprio partner. Un andamento simile è riscontrabile negli uomini con disfunzioni erettili: questi ultimi sono meno propensi a toccare oggetti che sono stati in contatto con i genitali della propria compagna rispetto agli uomini senza problematiche sessuali.
Le implicazioni di questi studi sono riscontrabili a livello teorico e clinico. A livello teorico, i dati sono coerenti con una diagnosi dimensionale, e non categoriale, che collochi dispaurenia e vaginismo lungo un continuum di gravità, anche sulla base della risposta diversa nell’intensità e nella pervasività al disgusto (atteggiamenti impliciti, self report e risposta muscolare). A livello clinico, l’intervento potrebbe essere focalizzato alla valutazione delle preoccupazioni del paziente relative alla contaminazione e includere esposizioni per la riduzione delle associazioni tra stimoli sessuali e contaminazione delle diverse parti del proprio corpo.
*Peter De Jong è Professore presso il Dipartimento di Psicologia Clinica dell’Università di Groningen, Olanda. Da anni si occupa dello studio del disgusto come un fattore rilevante nella eziologia di diversi disturbi psichiatrici. Il suo interesse di ricerca è focalizzato sulla descrizione di come meccanismi basati sul disgusto possano contribuire allo sviluppo di disturbi psicologici.