Undicesimo comandamento: Non stigmatizzare
Lo stigma esistente nei confronti del disagio mentale è il primo ostacolo alla ricerca di cure. Ridurre la stigmatizzazione aiuta a migliorare la propensione a ricercare un aiuto adeguato.
Più del 70% delle persone che soffrono di un disturbo psicologico non riceve alcun trattamento. La richiesta di cure psicologiche e psichiatriche è esposta, a differenza delle cure sanitarie in generale, a una serie di importanti barriere di natura culturale e sociale, che danno luogo a un enorme divario tra prevalenza dei disturbi e prevalenza del trattamento adeguato ricevuto. La stigmatizzazione e la discriminazione delle persone che soffrono di un disturbo mentale sono il principale ostacolo alla richiesta di cure adeguate.
Ma cos’è lo stigma?
È un segno distintivo negativo che differenzia un “noi” da un “loro”, si basa su stereotipi e pregiudizi ed è associato a comportamenti discriminatori. Il mondo dei disturbi mentali è sicuramente ricco di stereotipi e pregiudizi.
Lo stereotipo dell’individuo con disturbo mentale lo dipinge come imprevedibile e potenzialmente pericoloso, impossibilitato a svolgere alcun tipo di lavoro e a rendersi indipendente, immorale e a volte anche responsabile del proprio problema. Il passo successivo è il pregiudizio, che implica l’essere d’accordo con lo stereotipo, e porta ad adottare misure emotive e valutazioni in linea con esso, come ad esempio avere paura e non fidarsi di chiunque abbia un problema mentale. La discriminazione è il risultato comportamentale del pregiudizio. Se credo che la persona con disagio mentale sia pericolosa e inaffidabile non la assumerò, non le/gli darò in affitto una casa, non la/lo aiuterò a integrarsi nella comunità.
In questo ambito così delicato e complesso, le campagne di informazione sui disturbi mentali, atte a favorire la conoscenza delle caratteristiche dei diversi disturbi mentali, della loro diversa gravità e trattabilità, sono le più efficaci nel tentativo di ridurre la stigmatizzazione esistente nel confronti di chi ne soffre. In Italia avremmo bisogno di più attività in questo senso. C’è ancora a mio avviso tanto lavoro da fare in Italia su questo.
Lo stigma può però assumere altre forme. Spesso infatti il pregiudizio nei confronti del disturbo mentale viene interiorizzato dalla stessa persona che ne soffre e porta a una diminuzione della propria autostima e un aumento dei sintomi depressivi. Vivere il proprio disagio mentale in solitudine costituisce un ulteriore fattore di rischio per la mancata ricerca di cure, per la cronicizzazione del problema e per la resistenza al trattamento quando si riesce a richiedere una cura.
Migliorare la comunicazione sul disagio mentale è il primo passo per ridurre lo stigma e per far sentire alle persone che soffrono che non sono sole, che non sono sbagliate o “da rinchiudere”, e che l’esperienza della sofferenza fa parte dell’essere umani.
In questo i disegni, secondo me, possono fare molto.